Il medico di Vienna li chiamava "I piccoli Professori", ma spesso scoprono di esserlo da adulti. Intervista a Maria Serena Panasiti, Ricercatrice del Laboratorio di Neuroscienze Sociali e Cognitive
Il 18 febbraio 1906 nasceva Hans Asperger e in questa data il mondo celebra la giornata mondiale della sindrome da lui scoperta osservando i piccoli pazienti che aveva in cura al Policlinico di Vienna. “I piccoli professori”. Così Asperger chiamava i bambini che mostravano accanto a tratti caratteristici della sindrome autistica una spiccata capacità di eccellere in determinati ambiti d’interesse. “Le persone che vivono questa condizione – ci spiega Maria Serena Panasiti, Ricercatrice del Laboratorio di Neuroscienze Sociali e Cognitive della Fondazione Santa Lucia Irccs e Università Sapienza di Roma - presentano difficoltà nell’ambito della comunicazione e delle interazioni sociali, interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Si può dire che si tratti di un diverso modo di percepire il mondo. Le persone Asperger possono manifestare un’ipersensibilità o un’iposensibilità percettiva rispetto ad alcune modalità sensoriali, o possono presentare delle difficoltà nel comprendere la comunicazione non verbale oppure verbale quando vengono utilizzate metafore o si fa dell’ironia. Possono avere anche difficoltà nel seguire i turni della comunicazione o nell’avere un contatto oculare adeguato. Nonostante tutto questo sono persone che non hanno disabilità intellettiva e spesso, proprio per via dei loro limitati interessi, presentano aree di particolare eccellenza. Ma quello che spesso accade è che le difficoltà nelle interazioni ostacolino ugualmente l’inserimento sociale e lavorativo”.
Come viene diagnosticata la Sindrome di Asperger?
Rientrando nei disturbi del neuro-sviluppo, per essere diagnosticata è necessario che i sintomi si manifestano nei primi anni dello sviluppo evolutivo. Ma l’assenza di disabilità intellettiva fa sì che spesso i bambini Asperger vengano classificati come timidi o più semplicemente “strani” e che quindi non vengano inseriti in un percorso diagnostico precoce. Molte persone ricevono la diagnosi solo in età adulta, a volte solo perché si riconoscono in film o libri che raccontano questa condizione. Per queste persone ricevere una diagnosi rappresenta un cambio effettivo di vita, sia perché sono in grado a quel punto di dare un significato alle problematiche che hanno incontrato, sia perché possono spiegarle alle persone che sono loro vicine. Oggi si sta lavorando proprio per rendere la diagnosi il più precoce possibile, specialmente per far sì che l’ambiente supporti meglio questi bambini nelle difficoltà che possono trovarsi ad affrontare durante la crescita. Gli strumenti scientifici oggi a disposizione, standardizzati e somministrati da clinici specializzati, insieme ad un colloquio accurato, permettono una diagnosi molto precisa.
Qual è l’incidenza della Sindrome di Asperger? Che ruolo hanno fattori genetici e fattori ambientali?
Rispetto ai disturbi dello spettro autistico in generale, lo studio più recente ha rilevato un’incidenza molto significativa: un caso su 88. Non solo. È emersa una prevalenza sui maschi quattro volte maggiore di quella sulle femmine. La componente genetica è molto importante, ma non può essere indicata come l’unica causa. Studi recenti hanno dimostrato che esiste una correlazione tra infezioni durante la gravidanza o basso peso corporeo alla nascita e sviluppo di questa condizione. Ma c’è ancora molto da approfondire su questo fronte.
Si è molto discusso della relazione tra la somministrazione di vaccini e sviluppo di disturbi dello spettro autistico. Un mito ancora da sfatare?
Vale certamente la pena di ripetere che si tratta di una relazione priva di alcun fondamento scientifico. Lo studio che ne sosteneva l’esistenza, pubblicato tempo fa, è stato dapprima ritrattato per falle metodologiche, poi gli stessi autori hanno ammesso di aver falsificato i dati. Non esiste alcuna evidenza a sostegno di questa ipotesi. Si tratta di una credenza mai avvalorata da evidenze scientifiche.
A che punto è in realtà la ricerca su questo disturbo?
Sussistono diverse teorie su quali possano essere i meccanismi che causano questa condizione. Alcuni studi ritengono che si tratti di un deficit motivazionale, ossia che le persone con disturbi di questo tipo non siano motivate da stimoli sociali, ma solo da stimoli non sociali. Altre teorie ipotizzano difficoltà di empatia, ossia difficoltà di “risuonare“ con gli altri e mettersi nei loro panni. Altri ancora ritengono che si tratti di una disconnessione tra sistemi cognitivi. Grazie alle neuroscienze c’è stato comunque negli ultimi anni un progresso notevole nella conoscenza della Sindrome di Asperger.