L'inziativa della World Federation of Neurology (WFN) dedicata quest'anno all'ictus: "Emergenza del 21° Secolo". Sempre più "sopravvissuti" ma con disabilità sempre più gravi.
Si celebra oggi, 22 luglio, la Giornata Mondiale del Cervello, iniziativa indetta dalla World Federation of Neurology (WFN), che quest'anno ha deciso di dedicare l'evento al tema "ictus". Una patologia che interessa da vicino oltre la metà dei pazienti inseriti in trattamenti di neuroriabilitazione presso la Fondazione Santa Lucia Irccs e che proprio nel trattamento di persone sopravvissute all'evento acuto ma colpite da gravi disabilità lancia una sfida urgente al Servizio Sanitario Nazionale.
"L'epidemia del 21° Secolo" l'ha definita il Presidente della WFN, Raad Shakir, per spiegare la decisione di puntare i riflettori quest'anno su questa patologia che, secondo i dati resi noti dalla stessa WFN, colpisce ogni anno nel mondo 17 milioni di persone. L'iniziativa della Federazione Mondiale di Neurologia arriva a pochi mesi dalla presentazione di altri dati sull'incidenza della patologia in Europa, presentati nel marzo scorso al Parlamento Ue dalla Stroke Alliance for Europe (SAFE). “Anche se in Europa il tasso di mortalità legato all’ictus cerebrale è diminuito nel corso degli ultimi 20 anni, l’ictus cerebrale rimane una catastrofe umanitaria che si verifica sotto i nostri occhi perché più persone sopravvivono all’ictus e sono sempre più le persone che rimangono con gravi disabilità – aveva dichiarato il Presidente di SAFE Jon Barrick, illustrando le conclusioni di una ricerca condotta dal King’s College su 35 Paesi Europei.
Proprio il numero crescente di "sopravvissuti", salvati da interventi sempre più tempestivi e specializzati soprattutto grazie alla diffusione delle cosiddette Stroke Unit, rende attuale e urgente il problema di assicurare a questi pazienti un intervento riabilitativo altamente specializzato e forte delle competenze necessarie a trattare la complessità del danno cerebrale subito. Al riguardo i dati registrati dalla Fondazione Santa Lucia mostrano un trend chiaro: "Se dieci anni fa il livello di autonomia conservato dal paziente all'inizio del trattamento neuroriabilitativo era pari al 30 per cento di una persona normodotata - spiega il Dott. Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione Santa Lucia - oggi il nostro Ospedale è chiamato a prendere in carico pazienti che partono da un grado di autonomia residua che si attesta al 18 per cento".
Deficit di movimento degli arti superiori e inferiori sono solo una delle possibili conseguenze del danno cerebrale provocato dall'ictus. A minare in modo ancora più grave autonomia e qualità di vita della persona sono i deficit procurati a funzioni essenziali come la deglutizione e la respirazione, e a funzioni complesse come il linguaggio, l'attenzione, la memoria. Il successo del trattamento neuroriabilitativo passa in molti casi anche attraverso un accurato trattamento di stati di depressione che possono inficiare gravemente la partecipazione attiva del paziente al cammino di recupero delle autonomie.
Una complessità neuroriabilitativa a cui possono rispondere solo strutture sanitarie altamente specializzate e dotate di competenze multidisciplinari, spazi e tecnologie (ndr. nella foto riabilitazione di paziente post-ictus presso la Fondazione Santa Lucia con interfacce cervello-computer), che restano però spesso precluse al paziente. L'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.) stima in 50.000 i pazienti che necessitano di un percorso di riabilitazione intensivo e prolungato rispetto ai 200.000 casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia, ma un’indagine realizzata dalla stessa A.L.I.Ce insieme al Censis mostrava già nel 2011 che considerati i pazienti colpiti da ictus di gravità medio-alta, nel nostro Paese il 25 percento non riceve alcun trattamento riabilitativo e dei pazienti sottoposti a trattamento uno su due riceve solo cure riabilitative domiciliari.
Così, per la Presidente Nazionale di A.L.I.Ce, Nicoletta Reale, la Giornata Mondiale del Cervello 2017 è un'occasione importante per "informare ed educare non solo la popolazione circa la possibilità di prevenire l’ictus cerebrale e di richiedere un trattamento appropriato, ma anche di sensibilizzare i decisori pubblici circa la necessità di una equa distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, perché tutti possano avere accesso alle giuste terapie“.