Migliorata la capacità di parola in pazienti cronici. Una risposta alle difficoltà del sistema sanitario a garantire continuità di cura nel lungo periodo.
Il linguaggio è una delle funzioni preziose della nostra vita, che può andare persa a seguito di un danno cerebrale. La persona perde la capacità di dare il loro nome alle cose e di usare le parole per esprimere concetti. È l’afasia, che può manifestarsi con diversi livelli di gravità e anche in forme diverse.
Uno studio realizzato da ricercatori e logopedisti della Fondazione Santa Lucia IRCCS con il supporto di Fondazione Telecom Italia, si è impegnato negli ultimi anni a mettere a punto un sistema monitorato di telemedicina per la neuroriabilitazione a lungo termine di una particolare categoria di pazienti afasici: persone colpite in modo cronico da “anomia pura”.
“L’anomia pura– ci spiega il Prof. Augusto Carlesimo, responsabile del Servizio di Riabilitazione Neuropsicologica e del Laboratorio di Neuropsicologia della Memoria presso l’IRCCS Santa Lucia – impedisce alle persone di denominare gli oggetti di una conversazione anche se sono in grado di rappresentarseli mentalmente. Coinvolgere nella sperimentazione pazienti cronici era fondamentale per testare l’efficacia del metodo utilizzato. Pazienti cronici hanno infatti ormai esaurito il proprio potenziale di recupero spontaneo. Eventuali miglioramenti riscontrati durante la sperimentazione sarebbero stati a quel punto pienamente attribuibili a questo metodo applicato a distanza”.
E i risultati ci sono stati. I pazienti, sottoposti ciascuno alla sperimentazione per due mesi, hanno effettivamente mostrato al termine del trattamento un’aumentata capacità di linguaggio. Dopo due anni di lavori e valutazione dei dati, lo studio, pubblicato ora sulla rivista scientifica Aphasiology, ha permesso di rilevare che al termine del trattamento il numero di parole di nuovo utilizzabili dai pazienti era aumentato mediamente del 64 percento.
“Il recupero della parola è un percorso che richiede tempo e costanza – spiega il Dott. Gian Daniele Zannino, Ricercatore e Direttore del Corso di Laurea in Logopedia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata presso l’IRCCS Santa Lucia – I pazienti ricoverati presso il nostro ospedale subito dopo l’evento che ha provocato il danno cerebrale, possono avvalersi di trattamenti logopedici intensivi e altamente specializzati, ma una volta dimessi manca spesso continuità di cura. È invece provato che con opportuni percorsi terapeutici il recupero può proseguire anche nella fase cronica della malattia, dopo anni dal suo esordio. Da qui lo sforzo di mettere in campo strategie di telemedicina a lungo termine”.
Dotati di un tablet con collegamento in cloudai sistemi di registrazione e monitoraggio della Fondazione Santa Lucia IRCCS, i pazienti si sono esercitati per 30 minuti, due volte al giorno, nell’arco di due mesi, nel produrre parole che gli venivano suggerite attraverso l’immagine a monitor dell’oggetto corrispondente e attraverso l’ascolto della parola stessa, pronunciata dalla piattaforma informatica sviluppata dagli ingegneri della Universitat Politècnica de Catalunya che hanno preso parte al progetto.
“La registrazione in cloud dell’attività dei pazienti – spiega la dott.ssa Silvia Zabberoni – ci ha permesso di monitorare puntualmente i loro progressi e di coordinare a distanza il piano terapeutico per ciascuno di loro, decidere il momento per somministrare le fasi di test e il passaggio alle batterie successive di esercizi. In più abbiamo raccolto dati scientifici che ci interessavano per capire l’efficacia di due diverse strategie di apprendimento proposte attraverso il software”.
Terminata con successo la sperimentazione, ora l’auspicio è che il trattamento possa essere messo presto a disposizione di tutti i pazienti. “Per questo tipo di terapie – sottolinea Augusto Carlesimo – la telemedicina può rappresentare una risposta efficace alla difficoltà del servizio sanitario ad assicurare continuità di cura su orizzonti temporali molto lunghi”.
L’afasia è uno dei deficit cognitivi più invalidanti a seguito di gravi cerebrolesioni. Ricorre frequentemente nei casi di ictus cerebrale, ischemico o emorragico, ed è oggetto presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS di trattamenti clinici nell’ambito dei percorsi di neuroriabilitazione di alta specialità e di studi sperimentali, in particolare all’interno della Linea di Ricerca Neurologia Clinica e Comportamentale.