Dal lievito di birra nuove possibili terapie per modulare la risposta del sistema immunitario

Scoperte nuove proprietà del Saccharomices Cerevisiae, comunemente noto come “lievito di birra”, per modulare il sistema immunitario e promuovere azioni sia immunostimolanti che anti-infiammatorie. La ricerca del laboratorio di Neuroimmunologia Molecolare dell’ospedale di neuroriabilitazione e istituto di ricerca in neuroscienze Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma.

Il Saccharomices Cerevisiae, comunemente noto come “lievito di birra”, è il lievito responsabile della fermentazione alcolica ed è il più importante nell’ambito dell’alimentazione umana. Utilizzato fin da tempi antichissimi per la panificazione, la produzione della birra e del vino, è uno dei microrganismi più studiati nell’ambito della microbiologia, ma riserva ancora delle sorprese.

L’equipe di ricerca del laboratorio di neuroimmunologia molecolare del Santa Lucia IRCCS, guidato dalla biologa e neuroimmunologa Elisabetta Volpe, in collaborazione con il laboratorio di neuroimmunologia del Santa Lucia IRCCS e l’Università di Firenze,  ha studiato l’interazione tra il lievito di birra e le cellule del sistema immunitario, valutando l’attivazione delle cellule dendritiche, le prime ad entrare in contatto con i microrganismi che compongono la flora batterica intestinale tra i quali il lievito di birra, che viene introdotto con l’alimentazione e vive in simbiosi con il nostro organismo.

La scoperta dei ricercatori è che l’azione del lievito sul sistema immunitario, finora ritenuta neutra, è il frutto di due attivazioni simultanee. A livello delle mucose le componenti della parete del lievito attivano le cellule dendritiche mieloidi infiammatorie, mentre DNA e RNA del lievito attivano le cellule dendritiche plasmacitoidi anti-infiammatorie. In condizioni normali queste due azioni si bilanciano garantendo l’equilibrio del microbiota intestinale, ma in determinate condizioni patologiche possono avere un ruolo, ad esempio in condizioni infiammatorie croniche.

“Poiché ogni giorno ingeriamo una grande quantità di questo lievito attraverso l’alimentazione” spiega la dott.ssa Elisabetta Volpe “ci siamo interrogati sui suoi effetti sul sistema immunitario, responsabile dell’equilibrio del microbiota intestinale. Dal punto di vista delle neuroscienze è molto importante valutare gli elementi di disturbo del microbiota intestinale perché la disbiosi, ossia la perdita dell’equilibrio tra le diverse popolazione di batteri, funghi e virus che compongono la flora intestinale, può contribuire a patologie neurologiche e autoimmuni”.

Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology offre importanti prospettive terapeutiche: commenta il biologo Andrea Sabatini, prima firma dello studio: “Da un lato la somministrazione di probiotico basato sulle componenti della parete cellulare del lievito potrebbe essere usata come terapia immunostimolante, dall’altro la somministrazione di probiotico basato su acidi nucleici di lievito potrebbe potenziare la risposta anti-infiammatoria in patologie croniche infiammatorie”.

Lo studio è stata realizzato all’interno dell’attività di ricerca di base nell’ambito delle neuroscienze svolta dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fondazione Santa Lucia di Roma. Sulla base di questo studio l’equipe di ricercatori sta raccogliendo nuove evidenze sperimentali per valutare il potenziale utilizzo delle proprietà anti-infiammatorie degli acidi nucleici del lievito di birra in specifiche patologie autoimmuni come sclerosi multipla e malattia di Crohn.