Delegazione giapponese in visita al Santa Lucia nell’ambito di un progetto del governo nipponico che vede coinvolti gruppi di ricerca della Fondazione
Una delegazione giapponese, guidata dal professor Jun Ota, docente di robotica e di sistemi integrati cervello-macchina presso l’Università di Tokyo, farà visita alla Fondazione Santa Lucia mercoledì prossimo, 25 maggio, per presentare il progetto governativo nipponico Embodied-Brain Systems Science, che vede coinvolti presso la Fondazione i gruppi di ricerca del professor Andrea d’Avella e del dottor Yuri Ivanenko, del Laboratorio di Fisiologia Neuromotoria diretto dal professor Francesco Lacquaniti.
Il progetto, finanziato dal governo giapponese, si prefigge lo sviluppo di nuove tecniche riabilitative attraverso lo studio dei meccanismi con cui il cervello umano acquisisce lo schema corporeo e ne controlla i movimenti. Conoscenze che il gruppo di ricerca mira a trasferire nel trattamento di pazienti colpiti da deficit motori, ictus e malattie degenerative.
Il programma della visita prevede anche un seminario aperto a tutte le persone interessate, presso la Sala Convegni della Fondazione, alle ore 12.00 (via Ardeatina 354, Roma). Il professor Ota presenterà contenuti e obiettivi del progetto. Interverranno anche i dottori Shinya Aoi e Tomomichi Oya, per presentare più nel dettaglio alcune ricerche in corso.
“Le ricerche che stiamo svolgendo – spiega Andrea d’Avella, responsabile del Laboratorio di Metodi Computazionali e Biomeccanica della Mano presso la Fondazione Santa Lucia e Professore Ordianario dell’Università di Messina – mirano a comprendere come il cervello riesca a coordinare il grande numero di muscoli coinvolti nei movimenti che compiamo. Dal punto di vista computazionale il lavoro è complesso. Dopo 150 anni di neurofisiologia del movimento non sappiamo ancora esattamente come le reti neurali riescano a fare questo”.
Da anni i gruppi di ricerca del professor d’Avella e del dottor Ivanenko indagano i meccanismi cerebrali che regolano in particolare il movimento degli arti superiori e degli arti inferiori. Conoscere la natura e i suoi meccanismi, compresi i processi di adattamento del cervello a condizioni fisiche mutate, per riattivare in percorsi di riabilitazione queste funzioni e queste capacità di adattamento. È l’obiettivo ultimo, applicabile sul piano clinico, di studi che all’attuale livello di conoscenza richiedono ancora ampie ricerche di base.
“Il nostro cervello – prosegue il professor d’Avella – è in grado di acquisire una perfetta rappresentazione delle caratteristiche biomeccaniche dei muscoli e dei complessi compiti che svolgono. Dal punto di vista del cervello, muoversi è come costruire parole sulla base di lettere. Lo scopo delle nostre ricerche è svelare l’alfabeto e tutte le combinazioni di lettere che compongono parole e discorsi, ovvero i nostri movimenti”.
A margine del seminario di lavoro e degli incontri in programma, la delegazione giapponese visiterà anche la struttura ospedaliera della Fondazione, soffermandosi in particolare sull’attività riabilitativa con esoscheletri e sulle più recenti tecnologie introdotte nei programmi di riabilitazione per pazienti colpiti da ictus.