Nella lotta alla patologia che è prima causa di invalidità, decisive le risposte che sapremo dare ai bisogni complessi di neuroriabilitazione.
La XIII Giornata Mondiale contro l'Ictus Cerebrale, che si celebra ogni 29 ottobre, è stata quest'anno l'occasione per accendere i riflettori su una sfida importante che questa patologia sta da tempo ponendo ai sistemi sanitari, non solo a quello italiano. Sempre più persone sopravvivono alla malattia, ma contemporaneamente sempre più persone necessitano di cure adeguate di riabilitazione dopo averne superato la fase acuta. Di questo si è parlato nel Convegno "Dopo l’ictus cerebrale: percorsi di neuroriabilitazione in Italia tra competenze e passione", organizzato per l'occasione dalla Fondazione Santa Lucia IRCCS insieme all'Associazione per la Lotta contro l'Ictus Cerebrale, A.L.I.Ce. Italia Onlus (ndr. nella foto l'intervento del Sociologo Domenico De Masi).
L'ictus è infatti la prima causa di invalidità nell'adulto. I tassi di sopravvivenza hanno registrato in Italia negli ultimi vent'anni un miglioramento del 30 percento e il numero di persone che convivono nel nostro Paese con le conseguenze della patologia si avvicina ormai alla soglia del milione. Le disabilità di cui l'ictus può essere causa, interessano un'ampia gamma di funzioni che richiedono risposte riabilitative diverse in relazione alla gravità del danno cerebrale subito. Non solo paresi degli arti superiori e inferiori, ma anche gravi problemi neurologici e cognitivi. Il 60 per cento dei pazienti colpiti da ictus presenta problemi visivi. Quasi la metà difficoltà di deglutizione. Un paziente su tre soffre di disturbi del linguaggio e depressione.
Dei 200.000 casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia, nell’80 percento il paziente sopravvive, ma secondo le stime della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN), “ogni anno circa 42.300 pazienti presentano alla dimissione dal reparto acuti esiti gravissimi di ictus per i quali è necessario un tempestivo ricovero in strutture di alta specialità adeguatamente attrezzate per la neuroriabilitazione”.
La complessità del percorso di neuroriabilitazione necessario nei casi più gravi è determinata sia dalla natura per sé complessa del danno cerebrale sia dalla diversità di deficit funzionali che l’ictus grave normalmente provoca. Una diversità che spesso richiede per lo stesso paziente un approccio multidisciplinare in risposta a problemi come afasia, disfagia, disorientamento spaziale, aprassia, memoria e attenzione. Un quadro di disabilità che finisce per compromettere seriamente autonomia e qualità di vita dell'individuo. "Senza una risposta adeguata a questi bisogni di neuroriabilitazione – sottolinea il Dott. Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione Santa Lucia IRCCS – i costi sociali dell’ictus finiscono per traferirsi dall’obiettivo di restituire autonomia alla persona alla gestione della sua invalidità permanente”. Secondo le stime riportate dall'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Onlus) nel suo ultimo studio "Riabilitazione Post-Ictus", ogni caso di ictus invalidante assorbe mediamente risorse per 100.000 Euro all'anno, in massima parte dovute proprio alla disabilità.
Se quindi da una parte deve proseguire l'impegno di tutti i soggetti pubblici e privati nel rafforzare la cultura della prevenzione attraverso corretti stili di vita e nella diffusione su tutto il territorio nazionale delle Stroke Unit deputate a gestire la fase dell'emergenza, risulta sempre più evidente la necessità di favorire l'accesso tempestivo a trattamenti di neuroriabilitazione di alta specialità per i pazienti più gravi e di assicurare a tutti una continuità di cure dalla fase ospedaliera fino all'assistenza territoriale per percorsi di recupero dell'autonomia che richiedono in molti casi tempi lunghi. Nel rapporto “Rehabilitation 2030: A Call for Action” anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia “un bisogno di riabilitazione irrisolto, sostanziale e costantemente in crescita” a cui i singoli Sistemi Sanitari Nazionali sono chiamati a dare una risposta.