La neuroriabilitazione al centro della Giornata Mondiale 2017 che si celebrerà a ottobre. Un milione di italiani convivono con i postumi della patologia.
Duecentomila nuovi casi all’anno e ormai un milione di persone sopravvissute, di cui almeno la metà convive in Italia con disabilità motorie e cognitive provocate dalla malattia. Sono questi i numeri dell’Ictus, prima causa d’invalidità e terza causa di morte nel nostro Paese nonché prima patologia, per numero di pazienti trattati, anche nelle statistiche che fotografano le cure di neuroriabilitazione erogate dalla Fondazione Santa Lucia Irccs.
L’urgenza di una più diffusa cultura della prevenzione ma non solo, soprattutto la necessità di adeguare al bisogno reale di salute l’attuale sistema sanitario italiano sia per quanto riguarda le unità preposte a trattare il paziente nella fase dell’emergenza – le Stroke Unit – sia per quanto riguarda i trattamenti di neuroriabilitazione nella fase immediatamente successiva all’episodio acuto, sono state al centro della visita del Presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia, Nicoletta Reale (ndr. seconda da sinistra nella foto) alla Fondazione Santa Lucia Irccs lo scorso 22 giugno.
Un incontro finalizzato a unire le forze tra la Federazione, composta da 20 associazioni regionali, suddivise in oltre 80 tra sedi e sezioni diffuse in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e la Fondazione Santa Lucia, da sempre specializzata nelle cure di neuroriabilitazione ad alta specialità per patologie, come appunto l’ictus, causa di gravi danni cerebrali e deficit neurologici. Un comune intento già concretizzato nell’impegno a realizzare iniziative comuni in occasione della Giornata Mondiale Ictus, che si celebrerà come ogni anno il prossimo 29 ottobre.
Una Giornata Mondiale molto speciale, quella del 2017, perché al centro ci saranno proprio gli aspetti della neuroriabilitazione di pazienti post-ictus. “La nostra Associazione – spiega Nicoletta Reale – sta svolgendo in questi mesi un’indagine per capire i livelli di cure riabilitative assicurati ai pazienti in Italia. Il reperimento dei dati non è facile, ma speriamo di poter presentare i primi risultati in occasione della prossima Giornata Mondiale. L’evento che prevediamo di organizzare in quella data vedrà riuniti, oltre all’Associazione, i rappresentanti delle maggiori Società Scientifiche che in Italia si occupano di ictus e di riabilitazione, insieme ad un board di Esperti nazionali e internazionali che sono già impegnati a valutare la qualità dell’organizzazione della riabilitazione dopo un ictus cerebrale nel nostro Paese".
Già nel 2011 A.L.I.Ce. aveva realizzato un’indagine insieme al Censis sui pazienti colpiti da ictus di gravità medio-alta. Risultato: il 25 percento non riceveva alcun trattamento riabilitativo e dei pazienti sottoposti a trattamento uno su due riceveva solo cure riabilitative domiciliari. “Questo è il problema – sottolinea Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione – Le cure riabilitative che i sistemi sanitari regionali offrono non tengono spesso conto dei gravi deficit neurologici che può provocare l’ictus e quindi della necessità di cure di neuroriabilitazione ad alta specialità. Per assurdo, i progressi della medicina fanno sì che oggi molte più persone sopravvivano a un ictus rispetto a vent’anni fa, ma se poi non vengono assistite adeguatamente, la disabilità residua ne segna tutta la vita, non solo dei pazienti, ma anche dei loro famigliari e della società”.
Peraltro i dati certificano non solo un numero sempre maggiore di “sopravvissuti” all’ictus bisognosi di riabilitazione, ma anche afflitti da disabilità sempre più gravi, che richiedono una riabilitazione neurologica sempre più specializzata. “Se solo analizziamo la curva storica dei pazienti post-ictus trattati dalla Fondazione – prosegue il dottor Salvia – osserviamo che mentre nel 2006 l’autonomia di un paziente al momento del ricovero era del 30 percento rispetto a una persona normodotata, nel 2016 era scesa al 18 percento”.
L’appuntamento allora è per il prossimo 29 ottobre. C’è tempo, ma non c’è tempo da perdere, per migliorare la situazione.