La Torre di Londra: Una ricerca per rendere il Test più sensibile

I neuropsicologi della Fondazione presentano una versione rinnovata del classico test impiegato per misurare la capacità di pianificazione e problem-solving.

Agire richiede la capacità d’immaginare in anticipo le conseguenze dell’azione, tenerle a mente e organizzare di conseguenza i singoli momenti che la compongono per eseguirli con successo. Un’interdipendenza complessa che siamo chiamati a gestire infinite volte nella nostra vita quotidiana e che interpella le funzioni esecutive espresse dal nostro sistema nervoso centrale.

Per la loro misurazione un test classico nel repertorio della neuropsicologia è la “Torre di Londra”. Sviluppato negli anni ottanta del secolo scorso da Tim Shallice e Rosaleen A. McCarthy, il Test è utilizzato con bambini e adulti per misurare eventuali deficit cognitivi legati a danni cerebrali che riducono la capacità del soggetto di pianificare, mantenere l'attenzione, decidere ed eseguire.

Difficoltà che sono frequenti come conseguenza di trauma cranico, anche lieve, e sono causate da lesioni frontali di diversa natura (ictus, tumore, etc.), ma anche da patologie come la depressione e l’autismo, e che si manifestano pure in concomitanza di fenomeni di neuro-degenerazione tipici di demenza senile e Malattia di Alzheimer.

Durante il Test la persona è posta davanti a tre aste nelle quali sono infilate sfere colorate in una determinata configurazione. Con richieste di complessità crescente, la persona è chiamata a muovere le sfere dalla configurazione di partenza a una nuova configurazione di arrivo, avendo però la possibilità di muovere una sola sfera alla volta.

Per quanto diffuso e apprezzato nella diagnosi di diverse patologie, il Test della Torre di Londra ha tuttavia sollevato già negli anni novanta alcune osservazioni critiche circa la sua capacità di rilevare deficit cognitivi quando sono presenti in forma lieve.

Da qui il lavoro di ricerca intrapreso dai neuropsicologi della Fondazione Santa Lucia Irccs per rendere il Test più sensibile a scostamenti anche minimi dagli standard cognitivi della persona sana. “Grazie alla collaborazione di quasi 900 volontari – ci spiega Maddalena Boccia, Ricercatrice del Laboratorio di Neuropsicologia dei Disturbi Visuo-Spaziali e della Navigazione della Fondazione – abbiamo messo a punto quattro nuove figure che il soggetto osservato deve comporre attraverso una complessità graduale che va da quattro a sette mosse necessarie per risolvere il compito. Questo, accanto all’individuazione di criteri aggiuntivi più efficaci, ci permetterà in futuro di utilizzare il Test anche nella valutazione di pazienti con disturbi lievi”. I risultati sono pubblicati sul numero di luglio della rivista Neurological Sciences.

Il Test della Torre di Londra è impiegato dai neuropsicologi della Fondazione Santa Lucia Irccs, in particolare, nei protocolli di diagnosi applicati dal Servizio di Neuropsicologia e dal Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze. I risultati ottenuti dai ricercatori potranno così ora trovare applicazione diretta nell’attività clinica della Fondazione.