FSL - Visita Michele Emiliano

Michele Emiliano in visita alla Fondazione

"Necessario un piano tra le Regioni del Centro-Sud per riequilibrare l'accesso dei cittadini ai Servizi Sanitari. Oggi il sistema premia le Regioni più forti del Nord"

Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha visitato ieri pomeriggio la Fondazione Santa Lucia Irccs, sottolineando il bisogno di un piano coordinato tra le Regioni del Centro-Sud per riequilibrare l’accesso alle prestazioni sanitarie di tutti i cittadini. “Noi governiamo un sistema sanitario diseguale – ha sottolineato Emiliano – con la presenza di eccellenze straordinarie accanto a situazioni di estremo disagio. Disagio che significa spreco, ma soprattutto sofferenza inutile, perché chi già soffre per la malattia deve anche subire il disappunto di essere gestito male ed essere esposto a rischi clinici.

Come riequilibrare?

Innanzi tutto precisiamo che deve essere un riequilibrio verso l’alto, che uniformi la qualità dei servizi sanitari in tutto il Paese in modo che i Livelli Essenziali di Assistenza siano rispettati ovunque. Questo non si ottiene ributtando la palla sulle Regioni con il classico “arrangiatevi e trovate delle soluzioni”.

“Arrangiatevi” magari no, però trovare delle soluzioni è una sfida a cui le Regioni non si possono sottrarre.

Non è possibile fare tutto e subito in ogni Regione, ma è possibile riorganizzare i servizi tra Regioni vicine e organizzare in questo modo un sistema di recupero del diritto alla salute del Centro-Sud. Se i Presidenti delle Regioni e il Ministero della Salute ci consentissero di investire ciascuno, secondo un piano concordato, nei settori dove si registrano i maggiori viaggi della speranza, avremmo la possibilità di attutire i disagi per i cittadini. Un piano di riorganizzazione dei servizi tra Regioni vicine già permetterebbe a un cittadino della Basilicata di curarsi in Puglia e non a Milano, o di passare dalla Calabria alla Campania anziché spostarsi di nuovo verso le Regioni del Nord.

Un modello di riorganizzazione e distribuzione delle competenze tra Regioni del Centro-Sud, condiviso con le Regioni del Nord.

Il problema è che le Regioni del Nord hanno strutturato i propri sistemi sanitari per accogliere i cittadini del Sud. Bisognerebbe quindi riequilibrare il fondo sanitario nazionale che oggi con ogni evidenza premia le Regioni del Nord. Abbiamo un meccanismo per cui chi è più forte prende più soldi. Questo contraddice il principio dell’uguaglianza dei cittadini nell’accesso ai servizi pubblici. A parità di abitanti la Puglia ha 15.000 addetti in meno rispetto all’Emilia Romagna e 700 milioni in meno di fondo sanitario. A queste condizioni è chiaro che la mobilità passiva dei cittadini del Sud di cui parlavamo prima è l’unico modo di completare l’offerta di servizi sanitari.

Un patto di solidarietà che tocca equilibri difficili.

Alle Regioni del Nord va spiegato che se le loro esperienze sanitarie vengono gradualmente traslate al Centro-Sud, facciamo l’interesse dei cittadini e che se questo trasferimento avviene in modo programmato e non improvviso, si può anche evitare che abbia per loro conseguenze gravi dal punto di vista occupazionale e degli investimenti.

Nel frattempo il Ministero della Salute ha varato i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Sono in grado le Regioni di attuarli con le risorse disponibili?

I LEA vanno rispettati e applicati, perché la Regione che non li rispetta, l’anno successivo subisce decurtazioni dal fondo sanitario nazionale. Il punto è un altro. I LEA non sono alle volte sufficienti. Visto che siamo qui alla Fondazione, prendiamo un esempio dall’ambito della riabilitazione: l’idroterapia è fuori dai LEA, ma è un trattamento essenziale per la riabilitazione di determinati pazienti. La nostra Regione ora è rientrata in equilibrio finanziario e speriamo di avere il denaro per offrire quei completamenti terapeutici che non sono compresi nei LEA, ma corrispondono al diritto alla salute delle persone. Erano comunque anni che non si rimodulavano i LEA. Il Ministro della Salute ha fatto un’opera meritoria, anche se ovviamente non basta ancora.