A un anno dai risultati ottenuti in laboratorio dal gruppo italiano di ricercatori dell’IRCCS Santa Lucia, il ruolo della VTA appare confermato anche dall’osservazione su pazienti con malattia di Alzheimer. Entro la fine dell’anno attesi i risultati di una sperimentazione farmacologica.
Il Centro di Ricerche Biomediche dell’Università di Sheffield ha pubblicato oggi sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer's Disease i risultati di uno studio su pazienti con Alzheimer che fornirebbe una conferma importante di quanto già individuato un anno fa su modelli di laboratorio dal gruppo di ricercatori del Laboratorio di Neuroscienze Molecolari della Fondazione Santa Lucia IRCCS coordinati dal Prof. Marcello D’Amelio in collaborazione con l'Università Campus Bio-Medico di Roma.
Con test cognitivi e l’analisi di risonanze magnetiche al cervello di pazienti affetti da Alzheimer e soggetti di controllo sani, i ricercatori britannici hanno rilevato una correlazione tra dimensioni e funzioni di un’area profonda del cervello – l’area tegmentale ventrale (VTA) – con le dimensioni dell’ippocampo e le funzioni cognitive dell’individuo. Più ridotte risultano le dimensioni della VTA, minori risultano le dimensioni dell'ippocampo, funzionalmente connesso alla VTA, e la capacità del soggetto di apprendere e ricordare.
Una conferma dei risultati pubblicati nell’aprile 2017 su Nature Communication dal gruppo di ricerca del Prof. Marcello D'Amelio, che con studi in laboratorio era riuscito anche a evidenziare gli effetti del mancato rilascio di dopamina da parte della VTA su un aspetto psicologico che accompagna spesso la malattia fin dalle sue prime fasi: la perdita di motivazione.
“Il lavoro dei colleghi britannici – ha commentato il Prof. D’Amelio – ci conferma le potenzialità delle ricerche che abbiamo avviato su questa correlazione tra VTA e ippocampo per individuare strumenti di diagnosi più precoci e farmaci efficaci. Il nostro gruppo sta conducendo analisi molto simili che permetteranno a breve di ampliare il campione di pazienti su cui si basano questi risultati”.
Mentre si studiano caratteristiche morfologiche e funzioni della VTA in rapporto con le altre aree cerebrali correlate, sono attesi entro la fine dell’anno anche i risultati di una sperimentazione clinica avviata nel 2015 presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS con finanziamenti statunitensi della Alzheimer Drug Discovery Foundation. La sperimentazione è finalizzata questa volta a verificare l’effetto su pazienti con Alzheimer di farmaci deputati a stimolare la produzione di dopamina. Anche questo studio vede tra le aree cerebrali interessate la VTA.
“Il circuito dei neuroni dopaminergici – spiega il Dott. Giacomo Koch, Direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale dell’IRCCS Santa Lucia – a partire dalla VTA influisce anche sull’attività globale della corteccia frontale, che è sede dell’apprendimento e della memoria. Stiamo somministrando farmaci cosiddetti agonisti-dopaminergici a pazienti con malattia di Alzheimer per osservare poi con test cognitivi, stimolazione magnetica transcranica ed elettroencefalogramma se questi farmaci stimolano la plasticità cerebrale e quindi la conservazione delle facoltà cognitive che vanno altrimenti perse nel processo neurodegenerativo della malattia”.
L’uso di dopamina è stato in realtà per molti decenni relegato dalla comunità scientifica al trattamento di pazienti con Parkinson, mentre i trattamenti farmacologici della malattia di Alzheimer si sono concentrati sull’aceticolina e il sistema colinergico che rappresenta il principale neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale. La ricerca sta mettendo progressivamente in discussione queste barriere troppo rigide. È sempre più chiaro che il cervello non opera a compartimenti stagni bensì grazie a un insieme di reti neurali distinte ma connesse tra loro.
Forse è troppo parlare di un cambio di paradigma nell’approccio alla malattia di Alzheimer, ma sicuramente la ricerca biomedica potrebbe regalarci con questi studi nuove piste d’indagine, tanto più preziose in una fase storica nella quale gli investimenti economici per l’individuazione di farmaci efficaci contro la malattia hanno dato qualche segnale di crisi.
Gli studi sulla Malattia di Alzheimer condotti presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS si inquadrano nelle Linee di Ricerca in Neuroscienze Sperimentali e Neurologia Clinica e Sperimentale che impegnano ricercatori presso l’Ospedale e il Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (CERC) della Fondazione.